Care amiche e cari amici, ben ritrovati!
Questa sera vorrei riflettere insieme a voi su un aspetto importante. Ognuno di noi vive esperienze diverse, alcune piacevoli, altre meno. In ognuna di queste situazioni, specie se sgradevoli, resta qualcosa di incompleto, di inespresso o di nostalgico come, ad esempio, una risposta adeguata che non si è data al momento opportuno, un’esperienza traumatica che ci ha bloccati nella nostra crescita, una situazione incresciosa/dolorosa da cui ancora non usciamo del tutto oppure un’esperienza piacevole che non riusciamo a replicare e di cui abbiamo nostalgia. Rimasugli grandi o piccoli che si accumulano dentro di noi, creando una sorta di “deposito bagagli” sempre pronto ad aprirsi, anche senza lo scontrino di riferimento.
E allora che fare?
Il primo passo è fermarsi per prendere consapevolezza di quelle parti incompiute che chiedono di essere ascoltate e questo potrebbe essere un antidoto al raptus di ingurgitare cibo nei momenti di difficoltà. Ad esempio, siamo arrabbiati e non riusciamo ad esprimere adeguatamente la nostra emozione che reprimiamo e che poi, anche a distanza, si presenta come fame incontrollabile… Abbiamo ricevuto un torto o siamo stati abbandonati e non riusciamo ad esternare questo dolore che si tramuta in bisogno insopprimibile di dolci… Siamo soli e il forte desiderio di compagnia si traduce nell’aprire il frigo… e così così via.
Naturalmente questa è solo una delle motivazioni che ci spingono ad agire senza controllo, ma da qualche parte bisogna pur iniziare.
Vogliamo dunque cominciare a prenderci veramente cura di noi stessi, abbinando le emozioni giuste alle situazioni che le hanno suscitate?
Coraggio, facciamo entrare aria fresca nel nostro “deposito bagagli” accumulato nel tempo.