Care amiche e cari amici, ben ritrovati.
Oggi ci soffermeremo su un aspetto importante della nostra salute che riguarda le relazioni con gli altri e che possono essere fonte di benessere per noi.
Ci vengono in aiuto le scoperte di Richard Davidson, un famoso neuroscienziato, che aveva centrato inizialmente la sua ricerca su come, attraverso la meditazione, si possano modificare le strutture del cervello, mutando ad esempio uno stato di ansia diffuso in uno di calma profonda.
Tali risultati, subirono un’importante svolta quando, nel 1992, egli incontrò in Tibet il Dalai Lama, il quale, pur ammirando le sue indagini scientifiche, sottolineò che queste fossero troppo focalizzate su stress, ansia, depressione (vale a dire sui problemi del mondo occidentale) e mai invece su gentilezza, tenerezza e compassione.
Davidson promise a “Sua Santità” che si sarebbe impegnato in tal senso, benché tali concetti non fossero mai stati approfonditi dal mondo scientifico ma solo da quello filosofico.
Così nel corso degli anni ha indagato sull’empatia (capacità di percepire le emozioni altrui) e sulla compassione (stato superiore che si sviluppa quando si hanno mezzi ed impegno personale per “alleviare le sofferenze altrui”), scoprendo che esse hanno circuiti neuronali diversi tra loro, ossia connettono aree del cervello differenti.
La gentilezza, ad esempio, fa parte del circuito neuronale della compassione e, insieme con la tenerezza, si può allenare a qualunque età, migliorando notevolmente la qualità della vita. Ad esempio, nei bambini e negli adolescenti, produce “un miglioramento dei loro risultati scolastici, del loro benessere emotivo e della loro salute”.
Inoltre, coltivando la compassione si agisce direttamente sull’area del cervello deputata al movimento poiché: “la compassione ci fa muovere per alleviare la sofferenza”. Possiede, cioè, in se stessa una componente dinamica che induce ad agire, ossia a muoversi in soccorso di qualcuno.
Avere compassione per il prossimo può dunque non solo farci vivere una vita affettivamente migliore, più umana, ma aiutarci anche a rimanere in forma. La sollecitudine per gli altri sarebbe dunque un efficace antidoto alla vita sedentaria (ad es. il volontariato).