Il ruolo della carne rossa nella dieta ha da sempre suscitato discussioni accese. Se da un lato è una fonte preziosa di nutrienti come ferro e vitamina B12, dall'altro è stata associata a un possibile aumento del rischio di cancro, secondo l'International Agency for Research on Cancer (IARC).
La carne lavorata è stata classificata come sicuramente cancerogena, mentre quella non lavorata è stata etichettata come probabilmente cancerogena. Queste conclusioni si basano su studi che evidenziano una correlazione tra il consumo di carne rossa e un incremento del rischio di tumori, soprattutto al colon-retto.
Tuttavia, è importante sottolineare che gli studi non confermano una relazione di causa-effetto diretta tra il consumo di carne rossa e lo sviluppo di malattie. Piuttosto, suggeriscono un aumento del rischio associato alla quantità e alla frequenza di consumo.
L’Istituto Superiore di Sanita afferma che “Non vi è evidenza scientifica che la carne rossa non lavorata, assunta nelle giuste quantità e nell'ambito di una dieta variata, sia un agente cancerogeno certo. Per alcune categorie come i bambini e le donne in gravidanza costituisce un alimento molto importante per fornire i nutrienti necessari come il ferro e la vitamina B12”.
È consigliabile un consumo moderato di carne rossa , rispettando le linee guida stabilite per una sana alimentazione, senza eccedere le porzioni raccomandate.
In generale, dunque, si raccomanda di limitare il consumo di carne rossa e lavorata, prestando attenzione alle modalità di preparazione e cottura e, inoltre seguire una dieta equilibrata, ricca di vitamine e fibre, per prevenire anche le malattie cardiovascolari oltre che quelle tumorali.