La diarrea è un disturbo che tutti abbiamo avuto, almeno una volta nella vita. Un malessere che colpisce grandi e bambini e che, in due casi su tre, presenta forme acute (durata di una - due settimane) più frequenti nei periodi di cambio delle stagioni. In alcuni casi il disturbo si risolve da solo o grazie a rimedi che possono essere attuati anche in casa. Ma se il sintomo persiste per oltre un mese, si parla di diarrea cronica e ciò può essere la spia di qualcosa che non va a livello dell’intestino, sia tenue sia crasso ed è consigliabile rivolgersi al medico per indagare con esami più approfonditi.
I FATTORI SCATENANTI
Specie nelle forme acute, le principali cause sono infettive, oppure legate a stati di malassorbimento (forme di allergia o di intolleranza alimentare e malattia celiaca). Rettocolite ulcerosa e malattia di Crohn sono responsabili, oggi, di un gran numero di diarrea cronica dell’adulto. Anche l’infiammazione dei diverticoli del colon può scatenare diarrea. E, specie nell’età geriatrica, esistono alterazioni della vascolarizzazione della parete intestinale (colite ischemica) che possono esordire sottoforma di diarrea.
I PROBIOTICI FUNZIONANO?
Sui fermenti lattici i pareri sono discordi: male non fanno, ma non si sa come agiscano e se si tratti solo di un effetto placebo. Sono comunque consigliati dopo una terapia antibiotica, in particolare quelli ad alta concentrazione e con abbinamento di inulina (un polisaccaride che stimola la crescita di bacilli endogeni e lo sviluppo di difese immunitarie locali) per ricreare una habitat intestinale adeguato e persistente, con un periodo di trattamento di 2-3 settimane. Ovviamente anche lo yogurt è un alleato, in quanto favorisce la crescita di lattobacilli e quindi aiuta a ripristinare un'adeguata flora batterica. Durante la fase di diarrea acuta, meglio utilizzare solo quello bianco a cui abbinare un po' di frutta fresca (per esempio qualche pezzetto di banana), evitando quelli ricchi di zucchero, di additivi e già contenenti o insaporiti alla frutta, perché proprio la presenza di questi ingredienti (zuccheri che fermentano e quindi in grado di incrementare meteorismo e diarrea) sono poco utili per il problema.
L’idratazione È molto importante combattere fin dall’inizio la disidratazione che accompagna la diarrea. I sintomi della perdita di liquidi devono essere controllati con acqua o liquidi chiari (brodo vegetale, tè, spremute o frullati di frutta) e ricchi di sali minerali (in commercio esistono molti prodotti pronti per l’uso o da sciogliere in acqua).
Le medicine Per far fronte ai primi sintomi, almeno inizialmente, si possono utilizzare farmaci come antispastici o antidolorifici. La loperamide, un antidiarroico, se usata in eccesso o in abbinamento ad altri farmaci, come può capitare negli anziani, può dare momentanea “paralisi” intestinale,quindi è un medicinale da prendere solo come emergenza. Ma sull’uso cronico meglio affidarsi al medico (non più di 3-4 compresse al giorno per 4-5 giorni). Quindi, dopo un’accurata valutazione, il medico potrà consigliare di iniziare una cura a base di antibiotici per le forme infettive; antinfiammatori o immunomodulatori nelle malattie infiammatorie croniche intestinali.
Cosa mangiare Specie se la diarrea è profusa (più di 4-5 scariche al giorno) e se associata a nausea e vomito, occorre solo bere ed evitare l’assunzione di cibo almeno nelle prime 24-48 ore. Quando ricomincia l’appetito, si può iniziare da una cosiddetta “dieta in bianco” conriso bollito o crema di riso, carni bianche o pesce lesso con patate lesse, distribuiti tra pranzo e cena fino a normalizzazione dell’alvo e della consistenza delle feci. Quando andare dal medico Se la situazione non migliora o sopraggiungono sintomi di allarme (febbre persistente nonostante le cure, stato saporoso, dolori e scariche resistenti alla terapia, diarrea ematica…) è bene consultare il proprio medico o recarsi al pronto soccorso. Di fronte a una condizione di diarrea, occorre verificare con esami del sangue e delle feci (chimico, colturale, parassitologico) la natura dell’alterazione. A seconda del tipo di diarrea, acuta o cronica, il medico decide se eseguire test strumentali come l’ecografia dell’addome per valutare la compromissione del fegato, delle vie biliari e del pancreas o test più invasivi, come la colonscopia corredata da biopsie, per verificare l’eventuale infiammazione dell’organo. La presenza di dolore e di scariche notturne, di alterati indici di flogosi (infiammazione), in particolare l’aumento della calprotectina fecale, sangue nelle feci, perdita di peso o l’improvviso cambiamento delle abitudini intestinali sono indici di malattie organiche da non sottovalutare (specie dopo i 50 anni si impone un’attenta valutazione perché potrebbero essere spia di condizioni di precancerosi o di tumori intestinali).