È forse il cereale in chicchi che vanta la storia più originale e appassionata che si racchiude in numerosi secoli, con alterne vicende e fortune fino ad arrivare ai giorni nostri e alla sua completa rivalutazione. Dopo i periodi di gloria iniziali, il farro è stato per moltissimo tempo quasi dimenticato. L’origine della sua fortuna si pensa sia stata la Palestina dove da questo primo nucleo attraverso gli scambi, il commercio, l’andare e venire delle popolazioni nomade, l’evoluzione alimentare e le esigenze di sostentamento è poi arrivato in Egitto. Qui il farro consolidò la sua fama di “grano buono e unico” tanto che grandi quantità sono state rinvenute nelle tombe dei faraoni. Nel nostro paese la presenza del farro si fa risalire al VII secolo AC, prima gli Etruschi e poi i Romani lo fecero diventare il companatico principale sotto diverse forme. La fortuna ha voluto che questo cereale prezioso sia resistito all’oblio dei secoli successivi grazie a un esile filo di continuità d’uso nelle regioni dell’Italia centrale. La sua resistenza in paesi e provincie di queste regioni fu dovuta alla prassi di utilizzo come chicco intero, facile da conservare e pratico da cuocere per dar vita a molti manicaretti. Oggi, invece, questo ottimo cereale ha un ruolo ben preciso anche in panificazione e la sua farina ha una valenza molto precisa e funzionale alla produzione di molti prodotti panificati e paste.