Questa sera vorrei riflettere su un tema molto delicato: la difficoltà di gestire le proprie emozioni. Ognuno di noi vive esperienze diverse, alcune piacevoli, altre meno. In queste situazioni, specie se sgradevoli, resta qualcosa di incompleto, inespresso o anche nostalgico come, ad esempio, una risposta adeguata che non si è data al momento opportuno, un’esperienza traumatica che ci ha bloccati nella crescita, una situazione incresciosa/dolorosa da cui ancora non usciamo del tutto oppure un’esperienza piacevole che non riusciamo a replicare e di cui abbiamo nostalgia.
Residui grandi o piccoli che si accumulano dentro di noi, creando una sorta di “deposito bagagli” sempre pronto ad aprirsi, anche senza lo scontrino di riferimento.
E allora che fare? Il primo passo è fermarsi per prendere consapevolezza delle emozioni che ognuno ha dentro, ossia di quelle parti incompiute che chiedono di essere ascoltate. Questa presa di coscienza potrebbe essere un antidoto al raptus di ingurgitare cibo nei momenti di difficoltà.
Ad esempio, siamo arrabbiati e non riusciamo a esprimere adeguatamente la nostra emozione che reprimiamo e che poi, anche a distanza, si presenta come fame incontrollabile… Abbiamo ricevuto un torto o siamo stati abbandonati e non riusciamo a esternare questo dolore che si tramuta in bisogno insopprimibile di dolci… Siamo soli e il forte desiderio di compagnia si traduce nell’aprire il frigo… e così via.
Vogliamo dunque cominciare a prenderci veramente cura di noi stessi, abbinando le emozioni giuste alle situazioni che le hanno suscitate? Coraggio, facciamo entrare aria fresca nel “deposito bagagli” accumulato nel tempo.